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Carnevale: gli insetti maestri di mimetismo

Il mimetismo degli insetti è un fenomeno affascinante: alcuni di questi piccoli esseri viventi sono infatti veri e propri artisti nel mimetizzarsi. Attraverso tecniche di sopravvivenza sviluppatesi con l’evoluzione delle rispettive specie, molti insetti infatti possono contare su abilità straordinarie, che gli consentono di confondersi con l’ambiente, e possono risultare di vitale importanza sia per sfuggire ai predatori che per ingannare le prede.

Quanti tipi di mimetismo ci sono? Esistono diversi tipi di mimetismo, tra cui il mimetismo criptico, il mimetismo mulleriano e quello batesiano. Ognuno di questi presenta tecniche e strategie specifiche per ingannare predatori o prede.

Il mimetismo criptico:
come confondersi tra forme e colori

Il mimetismo criptico è una strategia in cui gli insetti come i Geometridae o le Mantidi fiore si confondono con il loro habitat naturale. I Geometridae infatti possono confondersi con foglie secche o ramoscelli, mentre le Mantidi fiore – come suggerisce il nome – riescono a mimetizzarsi tra i petali delle corolle fiorite. Questa forma di mimetismo è essenziale per la loro sopravvivenza, dal momento che consente loro di sparire dalla vista dei predatori.

Tra gli aracnidi in grado di mimetizzarsi, il Thomisus onustus, diffuso in Europa, Asia e Africa settentrionale, è un esemplare di ragno cacciatore noto per la sua sorprendente capacità di trasformazione cromatica Questo ragno può adattare la sua colorazione all’ambiente circostante. Il processo di cambiamento di colore – a differenza di quello istantaneo di cefalopodi o camaleonti – richiede qualche giorno, ed è guidato dalla vista dell’aracnide stesso.

Il mimetismo mulleriano:
un segnale di allerta

Il concetto di mimetismo mulleriano prende il nome dallo zoologo tedesco Fritz Muller, il primo a osservare e descrivere questo intrigante fenomeno. Muller osservò infatti che diverse specie velenose – o altrimenti indesiderabili – spesso condividono colorazioni vivaci e distintive, nota come colorazione aposematica. Questi colori funzionano da avviso per i potenziali predatori riguardo alla pericolosità o al sapore sgradevole dell’animale.

A differenza del mimetismo criptico, che si basa sull’occultamento, il mimetismo mulleriano punta quindi all’evidenza. Tra gli esempi più emblematici di questo fenomeno ci sono varie specie di anfibi, insetti e rettili. Un esempio comune nel nostro Paese riguarda le strisce avvertenti di insetti come api e vespe.

 

Il mimetismo batesiano:
imitando specie pericolose

Il mimetismo batesiano, descritto per la prima volta nel 1852 dal naturalista Henry Bates, è un fenomeno evolutivo in cui una specie non velenosa sviluppa un aspetto simile a quello di una specie velenosa. Il processo noto come convergenza cromatica consente infatti alla specie imitatrice di confondersi con quella velenosa, ottenendo una protezione dai predatori.

 

Nel mimetismo batesiano, la presenza di una specie velenosa o tossica nello stesso ecosistema porta all’evoluzione di specie simili nell’aspetto, ma prive di difese naturali come il veleno. L’efficacia di questa strategia però è direttamente proporzionale alla frequenza delle specie velenose rispetto a quelle imitatrici. La tecnica infatti diventa meno efficace quando il numero di imitatori supera quello delle specie realmente pericolose, perché in questi casi i predatori potrebbero ignorare i segnali di pericolo.

Un classico esempio di mimetismo batesiano si trova nella relazione tra la farfalla monarca – Danaus plexippus – che è tossica, e la farfalla viceré Limenitis archippus. La farfalla monarca ha infatti sviluppato una colorazione brillante per segnalare la sua tossicità agli uccelli predatori.
La farfalla vicerè, al contrario, non è tossica, ma presenta una colorazione simile alla prima, e per questo è in grado di scoraggiare i predatori.

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