

Impollinazione vespa del fico: una simbiosi millenaria che nutre la natura
Il fico non è un frutto: è un mondo segreto
Sapevate che il fico non è un frutto, ma un’infiorescenza? Si chiama siconio ed è una struttura chiusa, a forma di sacchetto, che racchiude al suo interno centinaia di minuscoli fiori. Tutti rivolti verso l’interno.
Ma se i fiori sono nascosti, chi li impollina? La risposta è sorprendente: un minuscolo insetto specializzato, la vespa del fico, conosciuta anche come Blastophaga psenes. È lei, e solo lei, a rendere possibile lo sviluppo dei frutti di fico che mangiamo, in una danza evolutiva che dura da oltre 60 milioni di anni.
Una vita incredibile in pochi millimetri:
il ciclo della vespa del fico
Quando un siconio è pronto per essere impollinato, si apre leggermente nel punto chiamato ostiolo, una fessura microscopica. La femmina della vespa del fico vi si infila, spesso perdendo ali e antenne nello sforzo. Una volta dentro, impollina i fiori con il polline raccolto in precedenza, e se può, depone anche le uova.
Nel giro di pochi giorni, le larve si sviluppano e nascono i maschi, ciechi e senza ali. Hanno due soli compiti: fecondare le sorelle e scavare un tunnel verso l’esterno. Dopo aver compiuto il loro destino, muoiono. Le femmine, cariche di polline, escono dal fico attraverso il tunnel e partono alla ricerca di un nuovo siconio.
È un meccanismo perfetto: senza vespa non c’è impollinazione, e senza fico la vespa non può riprodursi. Una delle simbiosi più affascinanti del mondo naturale.
Non tutti i fichi contengono vespe: tipi e varietà
La relazione tra fico e vespa è tanto poetica quanto complicata. Il fico edule (Ficus carica) si presenta in diverse varietà:
- I fichi “comuni”, molto diffusi, si sviluppano senza bisogno della vespa.
- I fichi Smyrna e la seconda fruttificazione dei San Pedro, invece, hanno bisogno dell’impollinazione da parte della Blastophaga psenes.
- I caprifichi, infine, ovvero i fichi selvatici maschi, non commestibili, agiscono come frutti incubatori per le vespe.
Un dettaglio interessante: nei fichi destinati al consumo la struttura del fiore femminile impedisce alla vespa di deporre le uova. Risultato? Il fico viene impollinato, ma non ospita lo sviluppo delle larve. La vespa ha fatto il suo dovere e il frutto può crescere.


“Dentro ogni fico c’è una vespa?”
Facciamo chiarezza
Una delle domande più frequenti è: quando mangiamo un fico, mangiamo anche una vespa?
La risposta è no. Anche nei rari casi in cui una vespa resti intrappolata all’interno, il fico produce enzimi digestivi chiamati ficine che degradano completamente i tessuti dell’insetto. Quello che sentiamo sotto i denti non è quindi mai la vespa, ma i piccoli semi (acheni), che danno al fico la sua tipica consistenza granulosa.
E comunque, la maggior parte dei fichi che troviamo oggi nei supermercati proviene da varietà che non necessitano nemmeno dell’impollinazione entomofila.
Un equilibrio delicato che aiuta la biodiversità
Il legame tra la vespa del fico e il siconio, in ogni caso, non è soltanto una curiosità naturale: è anche un pilastro ecologico. I fichi spontanei, presenti in molti ecosistemi mediterranei, offrono cibo a uccelli, pipistrelli e piccoli mammiferi durante tutto l’anno, grazie alla presenza scalare dei siconi.
Sostenere questa relazione vuol dire proteggere la biodiversità e la resilienza degli ambienti in cui viviamo. I piccoli insetti come le api e le vespe del fico, infatti, possono fare la differenza tra un paesaggio sterile e uno ricco di vita.
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