Le canzoni degli insetti d'estate e i loro rumori
Gli insetti che fanno rumore d’estate riempiono l’aria con i loro canti, creando un sottofondo unico e affascinante. L’estate, infatti, oltre al calore del sole e alle lunghe giornate, porta con sé anche una sinfonia di suoni provenienti dalla natura. In questo articolo, esploreremo i motivi per cui questi insetti cantano e scopriremo alcune curiosità legate ai loro suoni.
Il canto delle cicale
Molti si chiedono come si chiama il canto delle cicale e perché cantino con il caldo. Noto come frinire, il loro canto è un suono prodotto principalmente dai maschi per attirare le femmine. Si tratta quindi di un richiamo d’amore. Il rumore è amplificato dalle alte temperature perché sono insetti a sangue freddo, e il caldo stimola la loro attività.
Il canto dei grilli e dei Katydidi
Oltre alle cicale, anche il canto dei grilli è un suono tipico dell’estate. I grilli producono il loro canto sfregando le ali anteriori, e come le cicale, lo fanno principalmente per attirare i partner. Allo stesso modo i Katydidi, noti per il loro canto simile a un frinire, aggiungono un’ulteriore tappeto sonoro.
Grilli e Katydidi, pur appartenendo entrambi all’ordine degli Ortotteri, presentano caratteristiche uniche che permettono di distinguerli facilmente.
I grilli hanno un corpo cilindrico e tozzo con lunghe antenne, e il loro canto ritmico e continuo è prodotto sfregando le ali anteriori. Vivono in prati, campi, giardini e talvolta sottoterra, e possono essere attivi sia di giorno che di notte, ma prediligono la luce del sole. Sono principalmente erbivori.
I Katydidi invece hanno un corpo allungato con ali che assomigliano a foglie, un’ottima strategia di mimetizzazione. Il loro canto è più musicale e vario rispetto a quello dei grilli. Preferiscono habitat con abbondante vegetazione come le foreste e sono per lo più notturni. Anche loro sono erbivori e si nutrono di foglie, fiori e frutti, ma alcune specie possono mangiare anche piccoli insetti.
La cicala e la formica: miti e letteratura
Il famoso mito de La cicala e la formica reso celebre da Esopo, racconta la storia di una cicala che passa l’estate cantando mentre la formica lavora così da accumulare provviste per l’inverno. Lo scopo della favola è insegnare l’importanza della previdenza e del lavoro. Esopo, con questa storia, sottolinea come sia fondamentale prepararsi per il futuro e non vivere solo il presente. La cicala viene infatti rappresentata come un’insetto spensierato, che si trova in difficoltà quando arriva l’inverno, mentre la formica, grazie alla sua operosità, riesce ad affrontare la stagione fredda senza problemi.
Anche Giosuè Carducci ha menzionato la cicala nelle sue opere. Il poeta italiano, premio Nobel per la letteratura nel 1906, usava spesso immagini naturali per rappresentare temi più profondi. Nella poesia Le cicale il poeta descrive infatti l’inizio del canto delle cicale, che cominciano a intonarsi negli ultimi giorni di giugno, durante le mattinate estive. Il canto si espande rapidamente da pochi alberi a un grande coro che riempie l’aria col calore dell’estate, e la descrizione continua con le cicale che cantano in maniera incessante sopra, attorno e ai piedi dei mietitori, creando un’atmosfera di festa e connessione con la natura.
Anche al termine della mietitura, il canto delle cicale riempie pianura e monti, simboleggiando la giovinezza eterna della terra e la gioia di vivere sotto il sole. Questa poesia di Carducci celebra la bellezza e l’energia dell’estate, utilizzando le cicale come simbolo della vitalità e della continuità della natura. La descrizione dei suoni e delle immagini estive crea una sensazione di immersione completa nell’ambiente naturale, evidenziando la connessione tra l’uomo e la terra.